Massimo non è un protagonista di Stranger Things, ma ho l’impressione che non gli dispiacerebbe. Ex persona introversa, appassionato fin da piccolo di musica, fumetti, giochi di carte – ma tipo Dungeons & Dragons, non tipo poker – Star Wars e videogiochi (ottenuti dopo estenuanti discussioni filosofiche con i genitori sul valore educativo e morale dei videogames). Vive con Francesca e i loro amici a quattro zampe Kaila, Nebbia e Selene. Qualche volta finisce sui giornali, come succede ai supereroi nei film. Combatte le ingiustizie, nelle cuffie il suono delle proteste Black Lives Matter: Untitled (Black Is) dei SAULT. Difficile descrivere una mia giornata tipo. Dopo una carrellata di e-mail, mi posso trovare ad affrontare situazioni molto diverse. Per Adiconsum Emilia Centrale mi occupo di gestire tutto ciò che riguarda la tutela del consumatore, in particolare le crisi da sovraindebitamento; progetto attività volte a educare e informare la cittadinanza e mi occupo di comunicare attraverso i canali web e social dell’Associazione tematiche utili per i consumatori e varie istanze di cui ci facciamo promotori.
Questo sulla carta. Spesso però una mia consulenza legale diventa un momento di ascolto, conforto, orientamento. Amo questo lavoro proprio perché è così vario e dinamico. Sono necessari una certa dose di pragmatismo e la capacità di raggiungere il focus dei problemi, ma anche l’ascolto empatico. Posso dare consulenza su bollette e assicurazioni, ma anche indirizzare una persona che non possiede una rete sociale verso l’Emporio solidale Dora perché ha finito il latte per la figlia piccola. Vengo identificato come punto di riferimento e, grazie alle connessioni che ho la fortuna di aver creato, posso essere utile a chi ha bisogno. Ogni giorno mi mette alla prova: devo saper accettare nuove sfide e avere sempre voglia di migliorarmi. Quando ho scelto giurisprudenza sapevo che non sarei mai stato l’avvocato incravattato che mette soggezione e odia “perdere tempo” – cioè ascoltare il cliente. Non mi ci vedevo. Ho sempre amato il diritto perché grazie ad esso posso aiutare gli altri, anche se ho percorso una strada tortuosa per arrivare a svolgere il lavoro che volevo: diploma da ragioniere programmatore, volontariato e campagne fiscali, altri lavori atipici, passando per la scrittura di blog musicali [Going Solo scopre e consiglia nuova musica, in italiano e in inglese, N.d.A.]. Lavorare in via Turri non è diverso da farlo in un altro quartiere della città. Con Cooperativa Impossibile ci siamo dati l’obiettivo iniziale di individuare le vulnerabilità del nostro territorio d’azione. La cosa particolare è che nel mio ambito di lavoro siamo tutti vulnerabili: chi non ha mai inconsapevolmente siglato un contratto truffaldino al telefono? Rispetto ad altri quartieri, in Zona Stazione c’è più vitalità. Riesco a percepire le potenzialità e la voglia di riscatto delle persone, le leggo ogni mattina incontrando i ragazzi stranieri che vanno alla scuola d’italiano. Ciò che serve – per cui non c’è una soluzione semplice e univoca – è una maggiore integrazione del quartiere con il resto delle maglie cittadine. Vanno bene gli eventi, i street food festival, ma andrebbero organizzati più spesso e in modo da garantire l’incontro vero, la contaminazione culturale, la curiosità – magari a partire proprio dalle cucine etniche – in modo da far diventare questo quartiere non solo meta per i reggiani, ma anche sosta imprescindibile per un turista o un lavoratore, che scendendo dal treno e dirigendosi verso il Centro Internazionale Loris Malaguzzi, si trovi ammaliato dal fascino dello skyline eccentrico, delle facciate scrostate, dei profumi provenienti dai negozi di alimentari, della passeggiata sotto i portici di via Turri. Purtroppo, l’emergenza sanitaria ha colpito ogni sorta di progettazione a lungo termine. Non posso dire di avere altri obiettivi se non vedere la fine di questa situazione – a cui ho resistito tra ansie, preoccupazioni e smart working – e poter finalmente relazionarmi in modo immediato con le persone, senza questa onnipresente diffidenza. Capita che la mia faccia finisca sui giornali per qualche iniziativa o azione compiuta per Adiconsum. Gioco un po’ su questi attimi di notorietà, inoltro agli amici gli articoli con l’hashtag #BatMax, come fossi un supereroe. Se ci penso, a parte gli scherzi, l’idea di uscire di casa ogni giorno e andare a migliorare un pezzetto di mondo con il mio lavoro mi fa stare davvero bene. Non vedo l’ora di tirare un sospiro di sollievo, riprendere le relazioni e il lavoro di squadra che sono parte integrante del mio lavoro e del mio essere. Del resto, ogni supereroe che si rispetti non agisce da solo, ma insieme a tutti coloro che credono nelle cause che difende. Sono loro che accendono il Bat-Segnale.
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Blog ImpossibileUno sguardo proiettato al futuro per sviluppare nuove progettualità condivise Archivio
Luglio 2022
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